Qasr Ibrim emerge come l'unico sito archeologico significativo della Bassa Nubia che ha resistito alla grande inondazione prodotta dalla diga di Assuan.
Questa maestosa fortezza, posta strategicamente su una scogliera che domina il Nilo, custodisce una storia millenaria lunga oltre 3.000 anni, con occupazioni continuative dall'ottavo secolo a.C. fino al 1813 d.C.
Le acque del Lago Nasser hanno trasformato questo antico baluardo in un'isola solitaria, eppure il sito continua a proteggere il più ricco tesoro di documenti in Nubiano Antico mai scoperto.
Gli ingegneri militari romani che edificarono la fortezza crearono quella che gli studiosi considerano la struttura difensiva più impenetrabile dell'intera Valle del Nilo.
Attraverso i secoli, Qasr Ibrim ha prosperato come fulcro vitale di attività economiche, politiche e religiose per numerose civiltà – dagli antichi egizi ai romani, fino alle popolazioni nubiane.
Gli strati archeologici di Qasr Ibrim raccontano una storia straordinaria di persistenza e adattamento.
Le sue mura hanno assistito al passaggio di dinastie, all'avvicendarsi di religioni e al mutare di culture, mantenendo intatta la propria rilevanza attraverso tre millenni di turbolenta storia umana.
Le pagine seguenti svelano il racconto affascinante di questo testimone silenzioso del tempo, un luogo dove il passato rimane incredibilmente tangibile nonostante le sfide imposte dalla modernità.
1-Religioni a confronto: dal paganesimo all'islam
2-L'architettura difensiva e religiosa di Qasr Ibrim
3-Agricoltura e risorse: la vita quotidiana nel deserto
4-Qasr Ibrim come archivio del passato
5-Qasr Ibrim oggi: conservazione e turismo sostenibile
6-FAQs
La vicenda religiosa di Qasr Ibrim costituisce un fenomeno straordinario di sedimentazione culturale, un vero palinsesto spirituale formatosi attraverso tre millenni di storia.
Questo sperone roccioso non rappresentò solamente un baluardo militare, ma fiorì come centro di profonda spiritualità, specchio fedele delle trasformazioni politiche e culturali della Nubia.
Durante l'era faraonica, Qasr Ibrim accolse santuari consacrati alle divinità egizie, primeggiando il culto di Amon-Ra.
Questi edifici sacri, edificati secondo i rigorosi principi architettonici egizi, sfoggiavano maestosi pilastri adorni di geroglifici e rappresentazioni rituali.
Le ricerche archeologiche hanno rivelato come i culti autoctoni nubiani prosperassero accanto a quelli egizi, generando un'affascinante fusione spirituale.
La casta sacerdotale di Qasr Ibrim eseguiva cerimonie complesse comprendenti doni alimentari, combustioni d'incenso e versamenti rituali.
Particolare rilevanza rivestiva la venerazione del dio nubiano Mandulis, successivamente assimilato alla divinità egizia Horus.
Tale amalgama di tradizioni sacre rispecchiava l'intricata realtà politica dell'area, terra di confine tra il dominio faraonico e le monarchie nubiane.
Gli abitanti del luogo tributavano omaggio anche a divinità connesse alla fertilità e al fiume Nilo, elementi vitali per la sopravvivenza in un territorio tanto inospitale.
Le figurine rinvenute durante gli scavi attestano la centralità dei culti domestici, praticati contemporaneamente alle solennità ufficiali celebrate nei templi.
Il cristianesimo cominciò a radicarsi in Nubia nel VI secolo d.C., favorito dall'influsso bizantino. Fu tuttavia durante la dinastia di Makuria che Qasr Ibrim si affermò quale cruciale centro cristiano.
Le chiese erette in questo periodo mostravano chiaramente l'impronta bizantina, presentando strutture basilicali ornate con decorazioni che fondevano simboli cristiani ed elementi artistici nubiani.
L'abbondanza di manoscritti redatti in lingua nubiana antica, taluni riportanti passaggi biblici, documenta la profonda cristianizzazione degli abitanti.
I vescovi di Qasr Ibrim esercitavano notevole influenza e coltivavano relazioni privilegiate con Alessandria e Costantinopoli, fulcri della cristianità orientale.
Malgrado la lontananza geografica, la comunità cristiana di Qasr Ibrim forgiò una peculiare identità religiosa, contraddistinta da pratiche liturgiche specifiche e interpretazioni locali della dottrina.
Processioni devozionali, festività dei santi e periodi di astinenza seguivano un calendario liturgico adattato alla sensibilità nubiana.
La trasformazione religiosa più recente si verificò nel XVI secolo, quando contingenti ottomani di origine bosniaca presero possesso di Qasr Ibrim.
Questi militari musulmani modificarono progressivamente il panorama spirituale della fortezza.
Una delle chiese cristiane venne riconsacrata come moschea, inserendovi un mihrab orientato verso La Mecca.
L'islamizzazione procedette tuttavia senza forzature immediate né totali conversioni.
Per un considerevole lasso temporale, i gruppi cristiani continuarono le proprie pratiche religiose, sebbene in posizione sempre più periferica.
I reperti documentali dimostrano la persistenza delle tradizioni antecedenti, creando un articolato tessuto religioso.
I nuovi dominatori introdussero modifiche nella vita quotidiana, quali prescrizioni alimentari islamiche e cerimonie funebri differenti.
Ciononostante, elementi delle usanze precedenti sopravvissero, testimoniando la capacità delle popolazioni autoctone di assimilare cambiamenti preservando aspetti fondamentali della propria identità culturale.
Qasr Ibrim mantenne il suo status di insediamento abitativo fino al 1813, anno dell'abbandono definitivo da parte delle forze ottomane.
La fortezza aveva così completato il suo straordinario itinerario spirituale, transitando dal politeismo egizio-nubiano al cristianesimo.
fino all'abbraccio dell'Islam, offrendo agli studiosi un eccezionale osservatorio sulla storia religiosa regionale.
La configurazione architettonica di Qasr Ibrim si impone alla vista grazie alla sua collocazione tattica, arroccata su un promontorio a 70 metri sopra le acque del Nilo.
Questa posizione sopraelevata non rappresenta una coincidenza geografica, bensì una decisione calcolata che garantiva il dominio visivo sul fiume e sulle vie mercantili che lo circondavano.
La straordinaria longevità di Qasr Ibrim trova radice nei materiali scelti per la sua edificazione.
Le possenti mura furono innalzate combinando pietra locale con mattoni di fango essiccati al sole, tecnica tradizionale che ha manifestato proprietà di resistenza eccezionali.
La regione offriva abbondante pietra arenaria, impiegata per le fondamenta delle strutture principali, mentre i mattoni di fango, noti localmente come "adobe", venivano destinati alle abitazioni e alle divisioni interne.
Gli artigiani di Qasr Ibrim rivelarono notevole acume tecnico nell'adattamento all'ambiente desertico.
Le mura, che in alcuni tratti raggiungevano spessori di due metri, non assolvevano unicamente funzioni difensive contro invasori, ma fungevano da efficace barriera termica, preservando frescura diurna e calore durante le gelide notti del deserto.
Il complesso sistema di cisterne per la captazione dell'acqua piovana dimostra la sofisticata conoscenza idraulica degli abitanti.
Questi bacini, intagliati nella roccia e sigillati con calce, assicuravano la sopravvivenza durante le prolungate siccità o durante gli assedi.
L'arrivo dei romani, attorno al 23 a.C., segnò una profonda metamorfosi architettonica per Qasr Ibrim.
Le legioni, portatrici di incomparabile perizia militare, potenziarono le strutture difensive preesistenti e aggiunsero nuovi elementi secondo i canoni dell'architettura castrense latina.
Il complesso militare romano si caratterizzava per un perimetro rettangolare fortificato, vigilato da torri angolari.
L'ingresso principale godeva della protezione di un articolato sistema di passaggi e porte che neutralizzava la possibilità di attacchi frontali.
Le mura sorsero secondo la tecnica dell'opus quadratum, con blocchi lapidei perfettamente squadrati e assemblati senza legante, ottenendo una solidità formidabile.
All'interno del perimetro, i romani edificarono alloggi per le truppe, magazzini per le provviste e un praetorium come centro di comando.
L'organizzazione spaziale seguiva la classica griglia ortogonale romana, con strade che si intersecavano perpendicolarmente.
La peculiarità di Qasr Ibrim risiedeva nella fusione delle metodologie costruttive romane con le tradizioni architettoniche locali, generando una sintesi che univa la rigorosa disciplina militare latina alle soluzioni pratiche sviluppate dai nubiani per affrontare le sfide del clima desertico.
Con la diffusione del cristianesimo in Nubia, verso il VI secolo d.C., Qasr Ibrim fiorì come centro di spiritualità.
Sorsero numerose chiese, delle quali almeno cinque sono state documentate dagli scavi archeologici.
La Cattedrale, la più ampia, presentava l'impianto basilicale tripartito tipico dell'architettura paleocristiana, con colonnati a separare la navata principale dalle laterali.
Degno di nota è il fenomeno del riutilizzo: molte chiese incorporavano materiali provenienti da costruzioni anteriori, inclusi frammenti di templi egizi, testimoniando una continuità culturale che trascendeva i mutamenti religiosi.
L'insediamento di contingenti ottomani di origine bosniaca nel XVI secolo determinò la conversione di una chiesa in moschea.
La trasformazione comportò l'inserimento di un mihrab rivolto verso La Mecca e la rimozione degli elementi cristiani più evidenti. T
uttavia, l'edificio conservò l'impianto originario, incarnando perfettamente la stratificazione culturale e spirituale che permea l'intera vicenda di Qasr Ibrim.
L'architettura di questo sito racconta, pertanto, una storia di adattabilità e persistenza, dove ciascuna civiltà ha inciso il proprio segno senza cancellare completamente l'eredità precedente, creando un palinsesto architettonico che ha sfidato millenni di mutamenti storici e ambientali.
Il clima eccezionalmente arido di Qasr Ibrim ha generato condizioni ideali per la preservazione di materiali organici.
regalando agli archeologi uno spaccato senza precedenti sulla quotidianità degli abitanti del deserto attraverso millenni di storia.
Le ricerche archeologiche hanno delineato tre distinte fasi nella storia agricola di Qasr Ibrim, ciascuna contraddistinta da specifiche colture:
L'epoca Napatana (metà VIII - metà VII secolo a.C.) vide gli abitanti coltivare prevalentemente grano farro (Triticum turgidum L.), orzo vestito (Hordeum vulgare L.), miglio comune (Panicum miliaceum L.) e lino (Linum usitatissimum L.).
Durante la dominazione Romana (25 a.C. - metà I secolo d.C.), mentre persistevano le colture tradizionali, il panorama agricolo si arricchì con l'introduzione del cotone (Gossypium sp.), segnando un progresso determinante nelle pratiche agronomiche locali.
Il periodo Meroitico (100-300 d.C.) portò una metamorfosi significativa nel panorama agricolo: il sorgo (Sorghum bicolor) ascese al ruolo di coltura predominante, accompagnato dall'orzo vestito, dal grano duro (Triticum turgidum ssp. turgidum) e dal grano tenero (Triticum aestivum).
Il sorgo costituisce uno degli elementi botanici più affascinanti scoperti a Qasr Ibrim. Gli studiosi hanno catalogato quattro varianti evolutive: fino al 100 d.C.
esisteva esclusivamente sorgo selvatico; dal 100 al 1500 d.C. compare una primitiva forma coltivata (Sorghum bicolor, ssp. bicolor, razza Bicolor); attorno al 1200 d.C.
emerge una varietà più sofisticata (Sorghum bicolor, ssp. bicolor, razza Durra); mentre tra V e VII secolo si documenta una forma transitoria.
I datteri occupavano un posto centrale nella dieta locale. Esami condotti su manufatti ceramici del periodo post-Meroitico (350-600 d.C.)
rivelano tracce sia di palma da dattero che di palma dum, illuminando il loro ruolo fondamentale nell'alimentazione quotidiana.
Il cotone merita un capitolo a sé. La sua coltivazione nella Nubia antica venne registrata già alla fine del I secolo d.C., quando Plinio il Vecchio citò nella sua "Storia Naturale" gli "alberi portatori di lana dell'Etiopia".
Recenti analisi archeogenomiche hanno accertato che il cotone di Qasr Ibrim apparteneva alla varietà Gossypium herbaceum, autoctona africana, frutto di domesticazione locale e non importazione di specie indiane.
Peculiarità notevole, questo cotone manifestava già caratteristiche adattative allo stress ambientale estremo, particolarmente alla carenza idrica.
L'economia di Qasr Ibrim poggiava essenzialmente sull'allevamento ovicaprino. Tuttavia, l'abbondanza di resti ossei di bovini giovani suggerisce una gestione zootecnica orientata alla produzione di carne e latte.
Studi isotopici sulle ossa bovine hanno rivelato un'alimentazione basata principalmente su piante C4, come sorgo e miglio, indicando strategie nutrizionali elaborate.
Un ritrovamento di eccezionale interesse culturale riguarda lo scheletro di un pollo domestico, deliberatamente collocato sotto la soglia di un'abitazione, risalente al periodo post-Meroitico (fine V - inizio VI secolo d.C.).
Tale scoperta evidenzia il ruolo degli animali non solo come risorsa alimentare ma anche come elementi centrali nelle pratiche rituali e nelle credenze degli abitanti.
La straordinaria capacità di adattamento delle pratiche agricole di Qasr Ibrim a un ambiente tanto inospitale testimonia l'ingegno delle comunità che vi risiedettero.
capaci di modellare le proprie tecniche agronomiche alle sfide implacabili del deserto nubiano.
Oltre al suo valore architettonico e religioso, Qasr Ibrim emerge come scrigno documentale di inestimabile pregio.
Le condizioni climatiche di straordinaria aridità hanno custodito migliaia di testimonianze scritte, elevando questo sito al rango di uno degli archivi più preziosi dell'antica Africa.
Qasr Ibrim custodisce la più vasta raccolta di documenti in Nubiano Antico mai scoperta, compresi i registri dell'Eparca, governatore bizantino della regione.
Questi manoscritti, risalenti principalmente ai secoli XII-XIV, dischiudono uno scenario privilegiato sulla quotidianità della Nubia medievale.
La portata di questa collezione risulta talmente significativa che, una volta completata la pubblicazione di tutti i documenti meroitici, la quantità di testi meroitici noti aumenterà del 40%.
Dopo circa due decenni di stagnazione nelle ricerche, gli studi sui documenti di Qasr Ibrim hanno conosciuto nuova vitalità.
Recentemente, sono stati pubblicati sessantadue nuovi testi in Nubiano Antico, che si aggiungono ai sessanta precedentemente editi tra il 1988 e il 1991.
L'eccezionale varietà linguistica di Qasr Ibrim si manifesta nei documenti rinvenuti in ben nove lingue o sistemi di scrittura differenti: geroglifici, demotico, meroitico, greco, latino, copto, nubiano antico, arabo e turco.
Questo caleidoscopio linguistico rispecchia la posizione nevralgica del sito quale società di frontiera.
Tra i reperti più affascinanti figurano epistole private datate al 21 a.C., durante il nono anno del regno di Augusto, e documenti giuridici come un contratto d'affitto terriero del 1124 d.C.
che attesta come forme legali ormai scomparse in Egitto continuassero a essere praticate in territori periferici come Qasr Ibrim.
Gli scavi hanno portato alla luce numerosi testi religiosi, tra cui iscrizioni funerarie con formule caratteristiche della Nubia cristiana.
elementi liturgici e persino mattoni recanti i nomi degli apostoli, utilizzati come depositi di fondazione.
Questi documenti costituiscono un patrimonio ineguagliabile per la comprensione della storia sociale ed economica della Nubia medievale.
La loro analisi ha permesso di ricostruire le reti commerciali che collegavano Qasr Ibrim a territori distanti, nonché l'organizzazione politica e sociale della regione.
Particolarmente significativo risulta il ritrovamento di papiri e ostraca in demotico, che suggeriscono un contesto cerimoniale, probabilmente un tempio tardo-tolemaico consacrato ad Amon.
Parallelamente, i testi svelano curiose peculiarità linguistiche, come fenomeni di interferenza nubiano-copta con la morfologia e la sintassi greca.
Nonostante l'isolamento geografico, le testimonianze scritte dimostrano come Qasr Ibrim mantenesse contatti con il mondo mediterraneo e africano.
fungendo da ponte culturale tra civiltà diverse e preservando tradizioni altrove svanite nel fluire della storia.
L'antico insediamento di Qasr Ibrim si staglia oggi solitario, emergendo come un'isola dalle acque del Lago Nasser, sentinella silenziosa di millenni di storia umana.
Nonostante la sua limitata accessibilità, questo sito continua a mantenere un'importanza capitale tanto per la comunità archeologica quanto per gli appassionati della storia nubiana.
Qasr Ibrim resta preclusa ai flussi turistici principalmente perché costituisce un laboratorio archeologico vivo di eccezionale rilevanza.
Dal 1961, l'Egypt Exploration Society vi conduce campagne di scavo ininterrotte che proseguono fino ai giorni nostri.
Il sito riveste un'importanza critica nella ricerca archeologica poiché rappresenta l'unico insediamento della Bassa Nubia rimasto emergente dopo l'innalzamento delle acque conseguente alla costruzione della diga di Assuan.
Le condizioni climatiche di straordinaria aridità hanno generato un microcosmo ideale per la preservazione di materiali organici, inclusi reperti paleobotanici e faunistici, papiri, manufatti in pelle e tessuti antichi.
La qualità di questa conservazione si estende persino a livello molecolare, con tracce biologiche ancora rilevabili nei resti vegetali e residui lipidici nei recipienti ceramici.
Malgrado le necessarie restrizioni, gli appassionati possono contemplare Qasr Ibrim durante le navigazioni sul Lago Nasser.
Le imbarcazioni da crociera sostano nelle vicinanze dell'isola, consentendo agli ospiti di osservare le vestigia senza accedere direttamente al sito.
La MS Kasr Ibrim, elegante nave da crociera a cinque stelle, battezzata proprio in onore dell'antica cittadella, offre un'esperienza osservativa privilegiata:
Durante questi itinerari fluviali, le navi ancorano quotidianamente presso uno dei siti storici disseminati lungo le rive del Lago Nasser.
dove imbarcazioni ausiliarie trasportano i visitatori a terra per esplorare le località accessibili al pubblico.
La preservazione di Qasr Ibrim affronta numerose problematiche complesse. All'inizio della costruzione della diga di Assuan.
esisteva notevole incertezza riguardo alla sopravvivenza della cittadella all'innalzamento del livello idrico del nascente Lago Nasser.
Per salvaguardare il patrimonio culturale, numerosi manufatti e reperti sono stati trasferiti presso istituzioni museali e depositi archeologici.
Attualmente, diverse aree adiacenti al complesso attendono ancora di essere investigate archeologicamente, mentre alcuni settori.
specialmente quelli prossimi all'originale corso fluviale, sono irrimediabilmente scomparsi sotto le acque.
Ciononostante, l'inestimabile valore scientifico e storico di quanto preservato giustifica pienamente gli sforzi continuativi di ricerca e protezione di questo straordinario testimone della storia nubiana.
1. Qual è l'importanza storica di Qasr Ibrim?
Qasr Ibrim è un sito archeologico unico che rappresenta oltre 3.000 anni di storia della Nubia antica.
È l'unico importante insediamento della Bassa Nubia sopravvissuto all'inondazione causata dalla diga di Assuan, offrendo una finestra straordinaria su diverse civiltà, dall'antico Egitto all'era islamica.
2. Perché Qasr Ibrim è considerato un "archivio del passato"?
Qasr Ibrim ha preservato la più grande collezione di documenti in Nubiano Antico mai ritrovata, grazie alle sue condizioni climatiche eccezionalmente secche.
Questi testi, in nove lingue diverse, offrono informazioni uniche sulla vita quotidiana, l'economia e la religione della Nubia medievale.
3. Come si è evoluta l'agricoltura a Qasr Ibrim nel corso dei secoli?
L'agricoltura a Qasr Ibrim si è adattata nel tempo alle condizioni estreme del deserto.
Inizialmente si coltivavano grano e orzo, poi furono introdotti il cotone e il sorgo.
Quest'ultimo divenne particolarmente importante, sviluppando varietà resistenti alla siccità.
4. Quali religioni si sono succedute a Qasr Ibrim?
Qasr Ibrim ha visto il susseguirsi di diverse religioni: dal paganesimo egizio e nubiano, al cristianesimo nel VI secolo d.C.
fino all'arrivo dell'Islam con i soldati ottomani nel XVI secolo.
Questa stratificazione religiosa è visibile nell'architettura e nei reperti del sito.
5. È possibile visitare Qasr Ibrim oggi?
Attualmente, Qasr Ibrim non è accessibile al pubblico per motivi di conservazione e ricerca archeologica.
Tuttavia, è possibile ammirare il sito dalle crociere sul Lago Nasser, che offrono una vista panoramica delle rovine senza sbarcare sull'isola.
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In generale, nella maggior parte dei siti storici e dei musei è consentito scattare fotografie, anche se in alcuni di essi è previsto un costo aggiuntivo per l'utilizzo della macchina fotografica.
Tuttavia, in alcuni siti, come il Museo Egizio e la Valle dei Re a Luxor, è vietato fotografare e i visitatori devono tenere la macchina fotografica all'ingresso.
Ci sono vari modi per spostarsi al Cairo dall'aeroporto: il taxi è l'opzione più comune e più veloce. Tuttavia, è consigliabile, Dal nostro sito web "Crociera sul Nilo", evitare i taxi neri più vecchi, perché potrebbero applicare tariffe elevate senza utilizzare i tassametri. I moderni taxi bianchi sono il mezzo di trasporto più conveniente all'interno della città. La metropolitana è il modo migliore per spostarsi da una parte all'altra del Cairo, evitando le strade trafficate e il traffico della capitale, anche se può essere affollata nelle ore di punta. Uber è un'altra opzione consigliata per il trasporto, in quanto è organizzato, sicuro e utilizza il GPS.
In Egitto, la maggior parte dei monumenti, musei e siti storici sono aperti ai visitatori tra le 9.00 e le 17.00. Tuttavia, i siti storici all'aperto come le Piramidi di Giza sono accessibili dalle 8.00 fino al tramonto. Alcuni musei sono aperti di giorno dalle 9 alle 16 e di notte dalle 17 alle 21 o alle 22. Inoltre, gli orari di apertura dei monumenti possono variare notevolmente durante il Ramadan, il mese sacro del calendario islamico.
Quando si cena al ristorante, l'importo addebitato per il servizio sul conto non viene dato al cameriere, ma va al ristorante. È importante notare che le spese di servizio sono già incluse nel conto. È comunque consuetudine dare una mancia aggiuntiva del 10% direttamente al cameriere come segno di apprezzamento.
Sebbene non vi sia un codice di abbigliamento obbligatorio nella maggior parte delle aree turistiche dell'Egitto, è consigliabile vestirsi in modo appropriato nelle località meno turistiche.
Le donne, in particolare, dovrebbero evitare di indossare abiti succinti o gioielli vistosi e assicurarsi che le ginocchia e le spalle siano coperte. Si consiglia inoltre di portare con sé un foulard quando si visitano le moschee, poiché alcune di esse possono richiedere alle donne di coprire la testa, le braccia e le gambe. Inoltre, sia agli uomini che alle donne può essere chiesto di togliersi le scarpe prima di entrare in certi luoghi.