Maestosa e silenziosa, la Colonna di Pompeo domina il paesaggio di Alessandria d'Egitto con una presenza che cattura immediatamente lo sguardo.
Questo straordinario pilastro si eleva tra i 27 e i 29 metri di altezza, scolpito da un unico blocco monolitico di granito rosso estratto dalle cave di Aswan.
Il peso impressionante di circa 285 tonnellate racconta una storia di ingegneria antica che ancora oggi suscita meraviglia tra archeologi e visitatori.
Qui si nasconde però il primo dei misteri che avvolgono questo tesoro dell'antichità egiziana.
Contrariamente a quanto il nome suggerisce, la Colonna di Pompeo non custodisce alcuna memoria del celebre generale romano Pompeo Magno.
La verità emerge dalle iscrizioni antiche: questo magnifico testimone di pietra fu innalzato attorno al 300 d.C.
per onorare l'imperatore Diocleziano. Gli abitanti di Alessandria vollero così esprimere la loro gratitudine verso colui che aveva restituito pace e prosperità alla loro città.
L'unicità di questo monumento si rivela anche nella sua dimensione storica: rappresenta la più imponente colonna di trionfo romana mai eretta al di fuori delle capitali imperiali di Roma e Costantinopoli.
Ogni centimetro di granito rosso narra il profondo intreccio che legò l'Egitto all'Impero Romano, creando un ponte di pietra tra due grandi civiltà.
Secoli di malintesi storici hanno tessuto attorno a questo monumento una rete di fascino che va oltre la sua straordinaria architettura.
La celebrità della Colonna di Pompeo nasce dall'intreccio unico tra grandiosità fisica e complessità narrativa, rendendo questo pilastro un capitolo fondamentale nelle relazioni romano-egiziane e un testimone dell'evoluzione di Alessandria antica.
Un errore storico durato millenni avvolge la vera identità di questo monolito. L'attribuzione al generale romano Pompeo Magno rappresenta uno dei più persistenti equivoci archeologici della storia antica.
Durante le Crociate, i pellegrini europei elaborarono una teoria affascinante quanto infondata: credevano che una preziosa urna funeraria contenente la testa di Pompeo, fuggito in Egitto per sfuggire a Giulio Cesare, fosse custodita sulla vetta della colonna.
L'assurdità cronologica di questa credenza emerge chiaramente dai fatti: Pompeo Magno trovò la morte in terra egizia nel 48 a.C., mentre la costruzione della colonna avvenne ben tre secoli e mezzo più tardi, precisamente tra il 297 e il 298 d.C..
I nomi precedenti del monumento rivelano stratificazioni storiche diverse: "Colonna dei Asswari" o "Colonna Teodosiana" durante l'amministrazione bizantina.
Questo malinteso medievale dimostra come le narrazioni popolari possano radicarsi profondamente, oscurando la verità storica per generazioni.
L'autentico dedicatario della colonna governò l'Impero Romano dal 284 al 305 d.C., lasciando tracce indelebili nella storia imperiale.
L'arrivo di Diocleziano in Egitto coincise con una crisi interna: ad Alessandria era scoppiata una rivolta capeggiata dal comandante romano Domiziano, chiamato Achille.
Le prove epigrafiche dissolvono ogni dubbio sull'identità del vero onorato: l'iscrizione greca scolpita nella base nomina esplicitamente l'imperatore Diocleziano.
Publio, allora governatore d'Egitto, supervisionò la commissione dell'opera, benché alcuni documenti menzionino anche un certo "Postumas" come figura chiave nell'erezione.
Le fonti storiche convergono unanimemente nel riconoscere la colonna come celebrazione della vittoria dioclezianea e della sua munificenza verso la popolazione alessandrina.
La gratitudine popolare motivò questa grandiosa testimonianza di pietra.
Gli abitanti vollero immortalare il ritorno della pace, stabilità e prosperità che Diocleziano aveva garantito dopo aver domato la rivolta.
Le interpretazioni storiche divergono sulle cause scatenanti: alcuni collegano l'insurrezione all'introduzione di nuove imposte nel marzo 297 d.C., altri la interpretano come risposta alla fragilità del potere imperiale egiziano seguita alla disfatta del cesare Galerio a Callinicum nel 296 d.C..
La geografia simbolica della colonna rivela strategie politiche sottili. Nonostante esistesse già un "Cesareo" cittadino, la comunità alessandrina scelse deliberatamente il Serapeo, santuario della divinità protettrice Serapide.
Questa decisione creava un'equivalenza sacra tra due guardiani di Alessandria – l'imperatore terreno e la divinità celeste – proclamando l'adesione volontaria all'Impero piuttosto che la sottomissione forzata.
Malalas tramanda una leggenda drammatica: durante la riconquista dopo otto mesi di assedio, Diocleziano avrebbe ordinato il massacro cittadino fino a bagnare di sangue le ginocchia del suo cavallo.
Ma quando il destriero scivolò macchiandosi le zampe, l'imperatore fermò la strage prima che iniziasse davvero.
Questa narrazione, indipendentemente dalla sua autenticità, illustra l'impatto duraturo della clemenza imperiale sulla memoria collettiva.
Unico superstite dell'antico Serapeo alessandrino, distrutto nel 391 d.C. dalla furia iconoclasta guidata dal Patriarca Teofilo, la colonna perpetua molteplici storie: quella di un equivoco nomenclaturale, ma anche quella degli intricati rapporti tra autorità politica e spirituale nell'antichità mediterranea.
L'esame ravvicinato della Colonna di Pompeo rivela un capolavoro di ingegneria antica che ha sfidato i millenni.
Questo pilastro monumentale testimonia l'eccellenza tecnica raggiunta dagli artigiani dell'epoca romana, combinando maestria scultorea e conoscenze costruttive che ancora oggi destano stupore.
Ogni fibra della colonna proviene dalle celebri cave di granito rosso di Assuan, situate lungo la riva orientale del Nilo.
Gli antichi conoscevano questa pietra con nomi evocativi: "sienite" oppure "pyrropoìkilon", letteralmente "pietra variegata di rosso".
La gamma cromatica spazia dal rosso profondo fino alle sfumature rosate più delicate, mentre la tessitura raccoglie cristalli di dimensioni variabili - trasparenti, grigi, neri, rosa e bianchi - che creano giochi di luce spettacolari quando i raggi solari colpiscono la superficie.
La tradizione di lavorare questo granito affonda le radici nel tempo: già i sovrani della III dinastia egizia (2650-2575 a.C.) ne apprezzavano le qualità.
I romani, conquistatori attenti alle eccellenze locali, adottarono questo materiale dal I secolo d.C., trasportandolo attraverso tutto l'Impero.
La selezione del granito di Assuan per la Colonna di Pompeo non rappresentò una scelta estetica casuale: accanto alla bellezza naturale, questo materiale assicura resistenza e longevità straordinarie, qualità indispensabili per un monumento destinato a perpetuare la memoria imperiale.
Le misurazioni storiche documentano variazioni nelle dimensioni di questo impressionante monolito, con un'altezza totale che oscilla tra i 20,46 e i 29 metri.
Il diametro parte da circa 2,70 metri alla base per ridursi gradualmente fino a 2,30-2,50 metri nella sezione superiore[72]. Il solo fusto raggiunge le 285 tonnellate di peso.
L'architettura presenta un unico blocco cilindrico di straordinaria eleganza, caratterizzato da un fusto scanalato che si rastrema armoniosamente verso l'alto.
La precisione della lavorazione stupisce per la sua perfezione, rivelando la straordinaria competenza degli scalpellini romani.
La base del monumento custodisce un'iscrizione greca che conferma la dedica all'imperatore Diocleziano, fornendo la chiave di lettura storica definitiva.
La sommità della colonna ospita un elegante capitello di ordine corinzio, che conferisce al monumento quella raffinatezza classica tipica dell'arte romana.
Benché le descrizioni dettagliate del capitello originale rimangano limitate, i capitelli corinzi dell'epoca seguivano canoni precisi: due ordini di foglie d'acanto a cinque lobi, caulicoli scanalati, volute a nastro e il caratteristico fiore d'abaco a forma di margherita.
Originariamente, una statua dominava probabilmente la cima della colonna, forse ritraendo l'imperatore Diocleziano in persona, ma questa importante componente è andata perduta attraverso i secoli.
Alcune testimonianze suggeriscono la presenza di anelli decorativi lungo il fusto, ornati con scene di battaglie e trionfi militari, anche se tali descrizioni risultano talvolta contraddittorie.
Pur privata della statua originale e di alcune decorazioni, la Colonna di Pompeo conserva una presenza maestosa che continua ad attrarre visitatori da ogni continente, testimoniando l'eccellenza artistica e ingegneristica dell'Impero Romano.
L'imponente pilastro di granito rosso racchiude significati che oltrepassano la sua monumentalità fisica.
Questo straordinario elemento architettonico incarnava valori essenziali dell'amministrazione imperiale romana, trasformandosi in un simbolo eloquente del dialogo tra due mondi distinti.
Ogni visitatore che giungeva ad Alessandria si trovava di fronte a un messaggio inequivocabile della potenza romana.
Eretta nel cuore di uno dei più prestigiosi centri culturali del Mediterraneo, la colonna comunicava istantaneamente l'autorità imperiale a cittadini e forestieri.
L'altezza monumentale e la selezione del prezioso granito di Assuan riflettevano una strategia comunicativa attentamente pianificata.
L'omaggio a Diocleziano cristallizzato nella pietra celebrava simultaneamente la vittoria militare sulla ribellione alessandrina e la magnanimità imperiale verso la popolazione locale.
Questo duplice messaggio caratterizzava l'approccio romano: dimostrare la forza militare dell'Impero mentre si esibiva la benevolenza del sovrano. La colonna emergeva così come un potente richiamo della presenza romana sul suolo egiziano.
All'interno della cosmopolita Alessandria, centro pulsante della cultura ellenistica, la Colonna di Pompeo materializzava un ponte simbolico tra due grandi civiltà.
L'impiego di tecniche architettoniche romane, come il raffinato capitello corinzio, unite ai materiali locali del granito di Assuan, incarnava perfettamente questa fusione culturale.
Gli alessandrini riconoscevano nel monumento un segno concreto della loro appartenenza all'Impero Romano e della protezione che ne scaturiva.
I romani, dal canto loro, vedevano in questa maestosa colonna eretta in terra egiziana la materializzazione dell'estensione del loro dominio in uno dei territori più ricchi e strategicamente rilevanti del Mediterraneo orientale.
La decisione di innalzare la colonna all'interno del Serapeo, il grande santuario dedicato a Serapide, rivela una strategia sofisticata.
Questo posizionamento stabiliva una connessione diretta tra il potere temporale dell'imperatore e quello spirituale della divinità protettrice cittadina.
Il Serapeo costituiva uno dei centri religiosi più significativi di Alessandria, dove il culto di Serapide - divinità che fondeva elementi egizi e greci - attraeva fedeli provenienti dall'intero Mediterraneo.
Situando la Colonna di Pompeo in questo spazio sacro, si creava un parallelo tra l'imperatore e la divinità, entrambi protettori e benefattori della città.
Questa scelta consentiva all'autorità imperiale di integrarsi armoniosamente nel tessuto culturale e religioso locale, facilitando l'accettazione del dominio romano attraverso il rispetto delle tradizioni indigene.
La colonna si trasformava così non soltanto in un simbolo politico, ma anche in un elemento di coesione religiosa e culturale.
Secoli di narrazioni hanno tessuto attorno alla Colonna di Pompeo una trama affascinante di miti e credenze popolari.
Questi racconti, tramandati di generazione in generazione, rivelano quanto profondamente questo monumento abbia catturato l'immaginazione collettiva, trasformandosi da semplice pilastro di pietra a custode di storie straordinarie.
Durante le Crociate, pellegrini e viaggiatori europei giunsero ad Alessandria portando con sé interpretazioni fantasiose che avrebbero plasmato per sempre la percezione del monumento.
Questi visitatori medievali attribuirono erroneamente la colonna al generale romano Gneo Pompeo Magno, creando una delle confusioni storiche più durature dell'antichità.
La loro convinzione sosteneva che il magnifico pilastro fosse stato eretto proprio nel luogo dove riposavano le spoglie del famoso comandante.
Questa credenza acquisì una dimensione ancora più romantica: secondo i crociati, una preziosa giara funeraria contenente la testa di Pompeo Magno coronava la sommità della colonna.
L'ironia storica emerge chiaramente quando consideriamo che Pompeo Magno trovò la morte in Egitto nel 48 a.C., mentre la colonna prese forma circa tre secoli e mezzo dopo.
L'equivoco trovò rinforzo in una curiosa coincidenza geografica. Istanbul ospitava effettivamente una "Colonna di Pompeo",.
Questa volta correttamente denominata, poiché celebrava davvero la vittoria del generale contro Mitridate, re del Ponto, nel 63 a.C.. Questa omonimia alimentò ulteriormente la confusione, creando un intreccio di verità e fantasia che perdura ancora oggi.
Tra i racconti più seducenti figura quello che lega la colonna all'ultima sovrana tolemaica d'Egitto. Secondo questa affascinante narrazione, Cleopatra avrebbe raggiunto il monumento per invocare la benedizione spirituale di Pompeo Magno.
Sebbene l'anacronismo storico renda impossibile questo incontro - la regina visse secoli prima dell'erezione della colonna - il mito illumina l'importanza simbolica che il monumento ha conquistato nella memoria popolare.
La sommità della colonna custodisce uno degli enigmi più intriganti del mondo antico.
Gli esperti concordano unanimemente: originariamente una statua dominava la cima del pilastro, probabilmente raffigurante l'imperatore Diocleziano stesso, destinatario delle onorificenze di pietra.
Il destino di questa scultura rimane avvolto nel mistero, alimentando speculazioni sulla sua forma originale e sulle circostanze della sua scomparsa.
Una leggenda particolarmente affascinante narra che Alessandro Magno stesso avesse concepito una colonna simile per immortalare le proprie gesta, progetto interrotto dalla sua prematura dipartita.
Questa storia, benché priva di riscontri storici, testimonia la potenza evocativa della Colonna di Pompeo, capace di ispirare racconti che attraversano i millenni collegando personalità vissute in ere completamente distanti.
L'esplorazione della Colonna di Pompeo richiede una preparazione attenta per cogliere appieno le meraviglie che questo sito archeologico può offrire.
Questo straordinario monumento costituisce una porta d'accesso privilegiata al patrimonio storico di Alessandria, dove ogni pietra custodisce millenni di storia.
Il sito archeologico della Colonna di Pompeo apre le sue porte dalle 9:00 alle 16:00 ogni giorno, eccetto il venerdì quando l'accesso è limitato alle ore pomeridiane. L'ingresso richiede l'acquisto di un biglietto dal costo contenuto.
Gli appassionati di fotografia possono immortalare liberamente questo gioiello dell'antichità senza necessità di permessi aggiuntivi, rendendo la macchina fotografica un compagno indispensabile per questa avventura.
L'area della Colonna di Pompeo occupa quello che una volta fu il magnifico Serapeo, il tempio consacrato a Serapide che custodiva i preziosi manoscritti della celebre Biblioteca di Alessandria.
A breve distanza dal monumento, le Catacombe di Kom El Shoqafa emergono dal sottosuolo come un affascinante labirinto funerario dove l'arte romana si fonde armoniosamente con quella egizia.
L'Anfiteatro Romano, testimone silenzioso degli spettacoli che un tempo animavano la città, completa questo straordinario percorso archeologico.
Il Museo Greco-Romano di Alessandria, recentemente restituito ai visitatori, espone una collezione di oltre 6.000 reperti che narrano l'evoluzione millenaria della città.
Particolare interesse riveste la presenza di manufatti scoperti proprio nei dintorni della colonna, tra cui spicca una maestosa statua di Apis in basalto nero e l'antica placca commemorativa del Serapeo.
La stagione invernale, che abbraccia i mesi da novembre a febbraio, offre le condizioni climatiche più favorevoli per esplorare questo tesoro archeologico.
L'alba e il tramonto regalano momenti particolarmente suggestivi, quando la luce dorata accarezza il granito rosso della colonna, mentre le ore centrali del giorno possono risultare meno confortevoli per la visita.
L'abbigliamento pratico si rivela essenziale: calzature comode e vestiti adatti agli spazi aperti facilitano l'esplorazione del sito. Durante i mesi più caldi, un copricapo diventa un alleato prezioso contro l'intensità del sole egiziano.
Il raggiungimento del sito offre diverse possibilità: taxi, microbus dalla zona di Mansheya, oppure il caratteristico tram che dalla piazza Saint Jenny conduce alla zona di Al Amoud nel distretto di Karmouz.
Attraversare i secoli fino a raggiungere questo pilastro di granito significa intraprendere un viaggio di comprensione che va oltre la semplice osservazione architettonica.
La Colonna di Pompeo si erge come un libro di pietra aperto, le cui pagine rivelano insegnamenti preziosi sulla natura umana, l'arte della costruzione e i delicati equilibri del potere.
L'eccellenza tecnica degli antichi artigiani emerge chiaramente dall'osservazione ravvicinata di questo monolito.
Il fatto che maestranze dell'epoca riuscissero a estrarre, trasportare e innalzare un blocco di tale magnificenza dimostra competenze ingegneristiche che sfidano ancora oggi la nostra comprensione.
Ogni superficie levigata racconta ore di lavoro meticoloso, ogni curva perfetta testimonia una precisione che nasceva dall'unione tra conoscenza tecnica e dedizione artistica.
La posizione stessa della colonna offre una lezione fondamentale sulla diplomazia culturale. L'antico Serapeo non fu scelto a caso: rappresentava il cuore spirituale di Alessandria, dove diverse tradizioni religiose convivevano.
Osservare questo luogo significa comprendere come l'integrazione politica possa avvenire attraverso il rispetto delle sensibilità locali, creando ponti anziché imporre rotture.
La colonna illumina anche la complessità delle relazioni internazionali antiche. Alessandria fungeva da crocevia commerciale e culturale, dove merci, idee e popoli si incontravano quotidianamente.
L'iscrizione greca sulla base non è semplicemente un testo celebrativo, ma rappresenta la lingua franca di un mondo interconnesso, simile all'inglese dei nostri giorni.
Camminare nell'ombra di questo gigante di pietra permette di riflettere sulla permanenza e la fragilità delle civiltà.
Mentre l'antico Serapeo è scomparso e la biblioteca di Alessandria non esiste più, questa colonna continua a sfidare il tempo, ricordandoci che alcuni elementi dell'esperienza umana resistono ai cambiamenti politici e alle trasformazioni sociali.
Questo monumento dimostra infine come l'arte e l'architettura possano diventare veicoli di comunicazione intergenerazionale.
Ogni visitatore che alza lo sguardo verso la sommità della colonna partecipa a un dialogo silenzioso ma profondo con gli abitanti dell'Alessandria romana, condividendo lo stesso senso di meraviglia e rispetto che dovettero provare i contemporanei di Diocleziano.
Nonostante il nome, la colonna non ha alcun legame con Pompeo Magno.
Fu eretta intorno al 300 d.C. in onore dell'imperatore Diocleziano. Il nome attuale deriva da un equivoco storico risalente all'epoca delle Crociate.
La colonna è interamente realizzata in granito rosso di Assuan, un pregiato materiale estratto dalle cave sulla riva orientale del Nilo.
Questo tipo di pietra era molto apprezzato nell'antichità per la sua bellezza e durabilità.
L'altezza totale della colonna varia tra i 20,46 e i 29 metri, con un diametro alla base di circa 2,70 metri. Il peso del solo fusto è stato calcolato intorno alle 285 tonnellate.
La colonna era un potente simbolo del potere imperiale romano ad Alessandria. Rappresentava non solo la vittoria militare di Diocleziano, ma anche la sua magnanimità verso la popolazione locale, fungendo da ponte culturale tra Roma e l'Egitto.
Nelle vicinanze della colonna si trovano le Catacombe di Kom El Shoqafa, l'Anfiteatro Romano e il Museo Greco-Romano di Alessandria.
Questi siti offrono un'ampia panoramica sulla ricca storia della città.
L’Egitto è considerato una destinazione sicura da molti viaggiatori grazie a diversi fattori che contribuiscono a creare un ambiente accogliente e protetto, specialmente nelle aree turistiche più frequentate.
Il Paese ha investito molto negli ultimi anni per garantire la sicurezza dei turisti, consapevole dell’importanza cruciale del turismo per la sua economia.
Le autorità egiziane mantengono una forte presenza nelle principali città e nei luoghi di interesse storico e culturale, come Il Cairo, Luxor, Aswan e le località balneari del Mar Rosso come Sharm El Sheikh e Hurghada.
Queste zone sono ben controllate, con forze dell’ordine e controlli regolari che rendono l’ambiente stabile e sicuro.
Inoltre, la popolazione locale è nota per la sua cordialità e ospitalità. I visitatori spesso si sentono benvenuti grazie all’atteggiamento caloroso e rispettoso degli egiziani, il che contribuisce a creare un clima di fiducia e tranquillità.
In sintesi, grazie alla combinazione di vigilanza attenta, cultura dell’ospitalità e bassi livelli di criminalità nelle aree turistiche, l’Egitto può essere considerato una meta sicura e piacevole da visitare per chi desidera scoprire la sua storia millenaria e le sue meraviglie naturali.
In Egitto si trovano diversi tipi di hotel, adatti a ogni esigenza e budget. Sono presenti hotel di lusso appartenenti a catene internazionali come Hilton, Four Seasons e Mövenpick, che offrono servizi di alto livello.
Accanto a questi ci sono hotel locali, che variano per stile e comfort, classificati secondo un sistema nazionale a 5 stelle, diverso da quello internazionale.
Per chi cerca soluzioni più economiche, ci sono ostelli, pensioni e guesthouse, ideali per viaggiatori con un budget limitato. Nelle località balneari, infine, sono molto comuni i villaggi turistici all inclusive, perfetti per una vacanza comoda e senza pensieri.
I programmi classici di una crociera sul Nilo in Egitto sono pensati per offrire un perfetto equilibrio tra relax e scoperta culturale. Le crociere seguono itinerari ben organizzati lungo il tratto tra Luxor e Assuan, toccando i principali siti archeologici dell’antico Egitto.
Le tre opzioni più comuni sono:
Crociera di 8 giorni / 7 notti – È l’itinerario più completo e ideale per chi vuole esplorare a fondo la Valle del Nilo. Parte e termina a Luxor o Assuan, includendo tutte le principali attrazioni lungo il tragitto, come la Valle dei Re, il Tempio di Karnak, Edfu, Kom Ombo e il Tempio di Philae.
Crociera di 5 giorni / 4 notti – Questa è la formula più popolare, perfetta per chi ha meno tempo ma non vuole rinunciare ai luoghi simbolo della civiltà faraonica. L’itinerario copre i siti principali tra Luxor e Assuan, con visite guidate giornaliere.
Crociera di 4 giorni / 3 notti – È la versione più breve, pensata per viaggiatori con tempi ristretti. Parte anch’essa da Luxor o Assuan e consente comunque di visitare alcuni dei templi più importanti lungo il percorso.
Tutti questi itinerari sono molto apprezzati per la loro comodità, l’organizzazione efficiente e l’esperienza unica di scoprire la storia millenaria dell’Egitto mentre si naviga lungo il fiume più iconico del mondo.
In Egitto, la maggior parte dei monumenti, musei e siti archeologici è aperta ai visitatori dalle 9:00 alle 17:00, anche se gli orari possono variare leggermente da un sito all'altro.
I siti storici all’aperto, come le Piramidi di Giza o i templi di Karnak e Luxor, aprano spesso prima, generalmente dalle 8:00 fino al tramonto, per sfruttare le ore di luce.
Alcuni musei principali, come il Museo Egizio del Cairo, offrono anche aperture serali, di solito dalle 17:00 alle 21:00 o 22:00, in particolari giorni della settimana, permettendo ai visitatori di evitare le ore più affollate.
È importante sapere che gli orari di apertura possono cambiare durante il mese del Ramadan, quando molti siti chiudono prima del solito per rispettare gli orari di preghiera e digiuno.
Per questo motivo, è sempre consigliabile verificare in anticipo gli orari aggiornati del sito che si desidera visitare, soprattutto in occasione di festività religiose o eventi speciali.
Sì, dare mance è una pratica comune in Egitto e spesso attesa. Le mance (baksheesh) sono apprezzate per piccoli servizi, come nei ristoranti, hotel, siti turistici e da guide o autisti. Non è obbligatoria, ma è vista come un gesto di cortesia.
In Egitto non esiste un codice di abbigliamento obbligatorio nelle aree turistiche, ma è consigliato vestirsi in modo rispettoso, soprattutto nelle zone meno turistiche o nei luoghi religiosi.
Le donne dovrebbero evitare abiti succinti, preferendo capi che coprano spalle e ginocchia. È utile portare con sé un foulard per visitare le moschee, dove potrebbe essere richiesto di coprire capo, braccia e gambe.
Anche agli uomini e alle donne può essere chiesto di togliersi le scarpe prima di entrare in luoghi sacri. Adottare un abbigliamento rispettoso è segno di cortesia verso la cultura locale.